- 18/02/2022
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NEET GENERATION: quale futuro per questi giovani?
Neet Generation, quale futuro per questi giovani? Annichiliti dalla crisi economica, inattivi votati al disimpegno perchè convinti che la disoccupazione sia nel loro destino, demotivati, depressi: questo l’identikit di una percentuale di giovani fermi in un periodo buio della loro esistenza che si esplica in un disagio indicatore di una qualità di vita insufficiente.
“Non hai bisogno di vedere l’intera scalinata. Inizia semplicemente a salire il primo gradino. (Martin Luther King).”
Purtroppo sembra che lo sforzo per salire il primo gradino, per alcuni giovani sia così arduo da evitare di farlo continuando a deambulare senza meta, senza scopo, percorrendo una strada che non porta a nessun futuro.
Queste figure compogono la Neet Generation (Not in education, employment or training) o, come talvolta viene tradotta in Italia, i Nè-Nè, ovvero giovani tra i 15 e i 35 anni che non sono occupati né inseriti in un percorso di studio o formazione.
Con l’acronimo NEET si identifica una persona, soprattutto di giovane età, che non ha un lavoro né cerca un impiego e non frequenta una scuola né un corso di formazione o di aggiornamento professionale.
Risale al 1999 la prima volta in cui questa definizione fu usata nel Regno Unito in un report
della Social Exclusion Unit per identificare una generazione con le caratteristiche descritte sopra.
I dati relativi al numero dei NEET in Italia non sono di certo confortanti. Secondo le ultime statistiche di Eurostat (2020) il nostro Paese presenta la più alta percentuale di NEET dell’area UE nella fascia d’età 15-29 anni, attestandosi su un preoccupante 23%, cioè ben dieci punti percentuali sopra la media europea (13.3%) e dopo Grecia e Bulgaria.
La situazione non migliora certo se si scompone il dato in relazione al genere, con una percentuale femminile di NEET addirittura al 24,3%.
Su questi numeri è però necessaria una riflessione perchè in queste percentuali può essere compreso anche chi non è riconosciuto dallo Stato in via ufficiale tra gli iscritti universitari o tra gli occupati nel mondo del lavoro (perchè pagato in nero) e quindi risulta invisibile alle rilevazioni ufficiali statistiche.
Questa situazione è comunque un aggravante perchè a chi effettivamente non fa nulla per trovare un’occupazione si aggiungono quelli in situazioni “d’ombra” e falsificando di fatto illogicamente i dati di rilevamento.
L’Unione Europea ed i Governi degli Stati membri stanno, da tempo, cercando la strada migliore per monitorare e analizzare il mercato del lavoro ed il mondo della scuola per trovare soluzioni ad un problema che sta diventando sempre più grande.
Le tipologie Neet sono tante e diverse. C’è chi dorme tranquillo tra le braccia della famiglia che lo mantiene, chi ha sbagliato percorso universitario e dopo anni sui libri si trova “depositato” in una vana ricerca del posto di lavoro avendo competenze sbagliate; chi si trova bloccato nell’immobilismo di territori dove domanda e offerta di lavoro latitano a causa di antichi problemi mai risolti; chi, infine, nasconde la propria pigrizia con la scusa “c’è la crisi” e non è colpa mia se non trovo lavoro.
Non si tratta certamente di una generazione nata in seguito all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo o negli anni più recenti, ma è un fenomeno che affonda le sue radici nei primi anni del 2000 e che si è cristallizzato fino ad acquisire oggi una sua precisa identità nel tessuto sociale ed economico.
Ridurre la disoccupazione giovanile è l’obiettivo di tutti i Governi ma per raggiungere risultati soddisfacenti all’aumento dell’offerta di occupazione si deve contrapporre anche la voglia di tanti giovani a cercarla e trovarla un’occupazione.
Sognare, immaginare realtà impossibili stando seduti a guardare l’orizzonte non porta da nessuna parte. Con i piedi per terra è necessario cercare soluzioni utilizzabili attraverso predisposizione personale, competenze da acquisire e offerta del mercato.
Solo muovendosi concretamente si possono realizzare e concretizzare aspirazioni che permettano di intraprendere un percorso, una carriera soddisfacente nella vita.
E’ severamente vietato crearsi o usare alibi, è fondamentale agire procurandosi e cercando le opportunità che sono tante. Se non si trova lavoro è possibile inventarlo, magari tornando a vivere e ripopolare aree extraurbane o montane disabitate per le precedenti rincorse alla vita in città.
Ma…c’è un ma. Non basta la volontà singola se non c’è supporto di figure che sappiano indicare e consigliare.
Quando viene il momento di scegliere l’istruzione superiore e poi accademica, è un errore non valutare cosa chiede il mercato.
Oggi la trasformazione digitale è protagonista così come la sostenibilità. Se vogliamo salvare il pianeta ed evitare la distruzione delle generazioni future è necessario formarsi per conoscere e poi agire.
Serve ridare fiducia a giovani che stanno languendo in preda alla depressione provocata da un momento difficle in cui le certezze sono saltate e il “modus vivendi” deve necessariamente cambiare per convivere con la nuova situazione che si è venuta a creare, per riconquistare serenità.
Qualificazione, conoscenze, competenze solo così si può invogliare i NEET ad iniziare la strada della rinascita. Per la trasformazione da Neet a Next Generation è anche fondamentale l’università.
Il percorso accademico può diventare uno spazio di concertazione collettivo per progetti inclusivi territoriali sul tessuto sociale ed economico in cui anche chi sembra non avere più speranza, trovi facilità di inserimento occupazionale.
La potenza della formazione deve essere adeguata dagli atenei e convertita in una disponibilità non paludata ma di naturale affiancamento ai giovani in processi di educazione diffusa per far ritrovare e crescere la voglia nei ragazzi di essere protagonisti della propria vita.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza deve essere un modo per destinare risorse per i giovani con lo scopo di impiegare maggiori investimenti nel comparto formativo per offrire snodi fondamentali della vita orientati verso la giusta scelta universitaria scegliendo corsi di laurea professionalizzanti percorsi divenuti imprescindibili per abbattere la frustrazione dei giovani Neet ispirando nuove aspirazioni garantendo le stesse opportunità di emanciparsi rispetto alle generazioni precedenti.
Eppure qualcosa si muove. Anche per i Neet, orfani del futuro, le proposte ci sono e seppur riconoscendo le mille difficoltà di ogni genere per entrare nel mondo del lavoro, usando la volontà una strada verso la luce c’è.
Le figure professionali richieste si rinnovano velocemente e la formazione gioca un ruolo importante. L’Università Telematica Pegaso e l’Università Telematica Mercatorum hanno lanciato la sfida da tempo e già compreso che nuove offerte formative specifiche possono diventare risolutive e sono al servizio di chi vuole provare a costruire il proprio domani.
In particolare UniMercatorum, “Ateneo delle Camere di Commercio” con il suo approccio fortemente dedicato al mondo del lavoro e delle imprese, dedica percorsi di formazione per profili di competenze all’avanguardia che vogliono essere “base di lancio” per le nuove professionalità che stanno nascendo in un contesto sociale in profonda e costante trasformazione per impulso della trasformazione digitale in corso.
Basta crederci ed impegnarsi, fruire per costruire, valorizzare il capitale umano per proporre una nuova chance a chi si è autoescluso o si sente escluso dal sistema.
Volontà personale e affiancamento formativo di alto livello in sinergia tra di loro possono essere, anzi sono, strumento strategico per il riscatto della Neet Generation per entrare a pieno titolo nel progetto di ripresa europeo per costruire un nuovo modello di società.
Lo staff del Polo Didattico La Spezia, perseguendo la missione di valorizzazione del capitale umano presente nel territorio con corsi di studio progettati sulla base delle richieste provenienti dalle istituzioni e dalle imprese, è a disposizione di chi voglia intraprendere un percorso formativo accademico di alto livello performante.
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