Università e aziende insieme per far crescere studenti e dipendenti, il nostro impegno
Università e aziende insieme per far crescere studenti e dipendenti, il nostro impegno
“Investire nella formazione del personale conviene: accelera la capacità di ripresa produttiva delle imprese e migliora l’efficacia degli investimenti in green e digitale. Lo rileva un’indagine del Centro Studi Tagliacarne su un campione di 4.000 imprese tra i 5 e i 499 addetti del settore manifatturiero e dei servizi dalla quale emerge che il 30,7 % delle aziende che stanno investendo in attività formative nel triennio 2022-2024 conta di superare già quest’anno i livelli produttivi pre-Covid, contro il 12,3% di quelle che non lo faranno.” Così Teleborsa in un articolo comparso su La Repubblica A&F Economia.
“L’atteggiamento delle imprese sui temi della crescita del capitale umano” continua lo sesso articolo “si è molto evoluto. Fino a pochi anni fa le aziende, in particolare quelle più piccole, non consideravano questo un elemento centrale per lo sviluppo e la formazione era più che altro relegata ad aspetti connessi al funzionamento degli impianti”, spiega il direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito, che ha aggiunto “l’adozione delle tecnologie 4.0 e green ha invece fatto emergere la stretta complementarità tra crescita del capitale umano e politiche di investimento, in particolare per quanto riguarda le implicazioni di ordine organizzativo aziendale”
Il riferimento è ad un’interessante analisi dedicata all’impatto degli investimenti, pubblicata pochi giorni fa dal Centro Studi G. Tagliacarne, in #capitaleumano e #formazione sulla crescita delle #imprese. La ricerca evidenzia i vantaggi che le aziende hanno ottenuto dagli investimenti in attività formative e #upskilling del personale, in particolare nella duplice sfida della transizione #digitale ed energetica.
A questi argomenti si è collegato Fabio Vaccarono, Chairman del Gruppo Multiversity, commentando:
“I dati mettono in luce un’evidenza incontrovertibile: il capitale umano è il vero asset strategico delle imprese, soprattutto in un periodo di grandi cambiamenti ed evoluzioni tecnologiche come quello che stiamo vivendo. Investire nella crescita delle persone, nella #formazione dei lavoratori e nell’adeguamento delle competenze è un fattore di vantaggio competitivo a livello nazionale e internazionale a cui non si può più rinunciare.
Per portare avanti questi investimenti il #digitale è un’arma fondamentale a disposizione delle imprese: in un contesto in cui le innovazioni tecnologiche stanno rapidamente e radicalmente trasformando i paradigmi economici, sociali e produttivi, gli strumenti digitali sono imprescindibili per aiutare le persone a tenere il passo e continuare a formarsi in modo accessibile e inclusivo.”
Preso atto di quanto detto sulle imprese, si scopre che la strada che porta a queste innovazioni è ancora lunga e il primo passo dovrebbe essere una riforma della scuola, una riforma vera e rivoluzionaria che sconfigga lo scollamento che in questo momento esiste tra la stessa, il mondo reale e il mondo del lavoro. Obbligo di frequenza fino ai sedici anni (ma qualcuno fugge prima), maturità da ottenere alla fine del ciclo di scuola secondaria superiore ma, per tanti tantissimi ragazzi e ragazze il quesito “cosa farò da grande” è senza risposta. Perché? Perché durante gli anni della scuola è mancata la fase di orientamento, perché i programmi di studio sono obsoleti, perché la scuola si muove in ambienti che nulla hanno a vedere con la realtà sempre più veloce del mondo esterno.
Mancano l’educazione, la motivazione allo studio, si cerca di finire il più presto possibile o, peggio, ci si trastulla nella bambagia di un tran tran giornaliero senza pensare al futuro. E così cresce il numero dei “Neet”, cresce il numero di chi non avendo un obiettivo preciso, un sogno da coltivare, galleggia nel limbo dell’inedia. Anche chi si lancia in improbabili iscrizioni agli Atenei scegliendo a caso o su consiglio dei genitori che sognano per il figlio carriere che quasi mai collimano con le scelte dei loro rampolli, va a comporre la moltitudine negativa dei “disoccupati per scelta”.
Lavoro, laurea, carriera, futuro ma, prima di tutto, presente nella scuola che deve aiutare a crescere, a riprendere situazioni che si sono involute, che hanno fatto scendere autostima e voglia di fare nei giovani.
Umberto Galimberti filosofo, saggista e psicoanalista osserva:
“Ai ragazzi internet fornisce, dopo anni di guerra al nozionismo, un’infinità di informazioni slegate tra loro, ma non regala senso critico, connessione dei dati e, quindi, conoscenza.
I maestri hanno il compito di sviluppare il senso critico e mettere in connessione i dati. Questi ragazzi bisogna educarli al sentimento per evitare l’analfabetismo emotivo: la base emotiva è fondamentale per distinguere tra bene e male, tra cosa è grave e cosa non lo è…. E la scuola è il luogo dove riattivare il pensiero”
Oggi non sappiamo quale lavoro farà un neonato (come già si è verificato in tempi di rivoluzione industriale) ma, senza andare troppo lontano, non sappiamo neanche a breve quali saranno i lavori richiesti per rispondere alla rivoluzione tecnologica in atto.
Studi e ricerche dicono che l’intelligenza artificiale, da qui a pochi anni, sostituirà un gran numero di dipendenti nei lavori manuali e forse anche in settori di concetto per cui la forza lavorativa attuale è chiamata ad aggiornarsi, ad inventarsi nuove vie, nuove skills per evitare di perdere l’occupazione.
Tutti, dai quindicenni ai centenari, sono chiamati a rinnovarsi ma, soprattutto, è fondamentale invogliare ragazze e ragazzi a studiare, ad essere pronti per essere soggetti attivi. Prima di tutto cancellando le figure “paludate” di insegnanti che credono che studiare sia una cosa seria e che non ci si debba divertire rendendo così la scuola odiosa. Studiare è una cosa seria ma devono essere i docenti a renderla fruibile con leggerezza conquistando la partecipazione dei discenti fino a farli “dipendere” dalla voglia di istruirsi, di conoscere, di capire, di allargare mente e anima.
In Italia abbiamo il 28% di laureati nella fascia d’età 25 /34 anni. La media UE si attesta al 41%. E’ora di crescere e i nostri Atenei digitali (Pegaso, Mercatorum, San Raffaele Roma) sono pronti da tempo ad accettare la sfida. Vi aspettiamo per colmare il gap insieme.
Polo Didattico Sanremo – Polo Didattico La Spezia 348 3785255